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domenica 20 novembre 2022

Recensione: Andrea e Andrea, thriller d'amore e di mafia Elsa Zambonini Durul [Rating 6] - recensione a cura di Dada Montarolo

 


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Titolo: Andrea e Andrea

Autore: Elsa Zambonini Durul

Editore: Pubblicazione Indipendente

Formato: kindle e cartaceo

Genere: Thriller

Prezzo: ebook € 0,00 edizione cartacea € 13,00

Rating:

Sinossi:

Leggendo per errore una lettera indirizzata alla nuova coinquilina Andrea, Lisa, la protagonista, apprende che la donna è in fuga da un grave pericolo e che la sua presenza minaccia la sicurezza di tutto il condominio nel centro di Istanbul, vista Bosforo. Andrea é incinta e, durante un ricovero in una clinica, avvengono due gravi fatti. Nei sotterranei della struttura si consumano un omicidio e il ritrovamento di un neonato nascosto e abbandonato in uno stanzino segreto, che fa supporre un traffico di bambini. Purtroppo, al momento dell’omicidio Lisa, incinta a sua volta, era presente nella clinica e quindi finisce fra gli indagati. A questo punto investigare, pur nel suo stato, diventa pura autodifesa. Arriva così nell’inferno del campo per immigrati siriani dell’isola di Lesbo, dove lei e il compagno Emre corrono un grave pericolo.

Alle avventure legate all’intricata vicenda, si aggiungono squarci narrativi, la storia d’amore fra i siciliani Andrea e Andrea turpemente ostacolati dal mafioso locale, ed è proposto qualche dilemma. Per esempio: è lecito per un agnello, che ne ha per un attimo l’opportunità, eliminare un lupo per salvare i numerosi agnelli che quel lupo sicuramente ucciderà in futuro? Oppure: come può porsi una madre violentata nel gestire il rapporto avvelenato dall’odio che si instaura fra lei e il suo bambino, figlio del mostro? Quando ci si allontana dalle note gravi delle parti drammatiche, il tono del linguaggio sa assumere note spumeggianti e ironiche.

 

Recensione: 

Mettiamo che una signora decida di preparare un minestrone. Siccome è una buona cuoca, avvezza alle insidie di pentole e fornelli, si preoccupa di trovare gli ingredienti giusti, tutti freschissimi, di origine certificata, se non addirittura comprati dal contadino biologico che abita lì, a due passi da lei. Adesso tocca alla bilancia e ai tempi di cottura, mica si butta tutto dentro al pentolone e poi si va a fare altro mentre ‘sta roba sobbolle in solitaria: calibrare i sapori e trovare il modo giusto di esaltare odori e aromi di ogni singola verdura non è robetta da poco, ci vogliono dita dal tocco angelico e spietatezze da Torquemada, tutte cose che la signora di cui stiamo parlando conosce bene. Pulisce, raschia, lava, sistema. Finalmente pronta a iniziare la cottura, preme il tasto per accendere il fuoco e tutto comincia ad andare storto: l’acqua non bolle, il brodo s’irrancidisce, il sale non sala, le verdure si spappolano. Misteri dell’arte coquinaria.

L’ho presa un po’ alla larga ma mi è sembrato il giusto paragone per parlare di questo “Andrea e Andrea” di Elsa Zambonini Durul. Gli ingredienti giusti ci sono tutti: mafia, violenza, tratta di neonati, campi profughi, giornalismo investigativo, amore, maternità; l’ambientazione è suggestiva, Istambul e l’isola di Lesbo con i suoi orrori sembrano lo scenario ideale per un giallo ansiogeno, di quelli che se non arrivi fino in fondo ti inseguono come “It”. Eppure, dopo un avvio promettente di alta tensione, tutto si diluisce in una brodaglia insipida: i personaggi sono ingessati nelle loro peculiarità, non hanno quei mutamenti, quelle crescite anche umorali che movimentano le azioni, sono prevedibili, perfino noiosi nei loro stati d’animo sempre uguali, nei dialoghi che talvolta sembrano lezioncine imparate a memoria per compiacere lettori di bocca buona.

Di materiale per lavorarci sopra ce ne sarebbe davvero tanto. Basta guardare all’intrico di situazioni e di combinazioni (vabbè, qualcuna è un po’ forzata ma nessuno è perfetto) e con qualche semplice tocco di sapiente psicologia di cui ritengo capace l’autrice, ecco che ognuno dei personaggi spiccherebbe il volo verso altre dimensioni in grado di acchiappare il lettore e portarlo incantato a spasso fra gli innumerevoli risvolti della vicenda. Un esempio? Lisa, la protagonista, si agita come morsa dalla tarantola, sempre in azione, mai un ripensamento sulle proprie azioni, mai un momento di riflessione, una wonderwoman che prima agisce e poi, magari, ci ripensa ma giusto solo per quell’attimo che serve per passare ad altra impresa. Stancante, a tratti e perfino irritante quando spiega che si deve fare così piuttosto che cosà: fa venire in mente Minni, la spesso saccente fidanzata di Topolino (anche lui, a proposito di pedanteria, non scherza).

Unica voce fuori dal coro di comprimarie e comprimari che non si schiodano dagli schemi imposti dall’autrice fin dalle prime pagine, è invece Emre, il compagno di Lisa. Dotato di una personalità alquanto complessa, in perenne oscillazione fra un imprecisato numero di psicopatologie (lievi, davvero lievi), ha il grande merito dell’imprevedibilità. Non sai mai se è pronto a dare uno schiaffo alla sua donna, a proteggerla o a mollarla nel bel mezzo di un casino. Notevole.

Grande cura comunque nella stesura - un solo refuso in più di duecento pagine è qualcosa di cui, in un’autopubblicazione, andare in un certo senso orgogliosi - e nelle descrizioni a tinte deliziose del Bosforo e delle sue atmosfere.

Ultima notarella: il titolo. Così com’è, è trasparente come il peplo di una vestale, lascia intuire fin troppo presto quale sorte attende alcuni personaggi. Un po’ un peccato, trovo.

Ci aspettiamo ben altri livelli di narrazione da parte di Elsa Zambonini Durul e restiamo curiosi di scoprirli.

 Voto: 6.

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