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mercoledì 18 dicembre 2019

Recensione: Paradise Sky di Joe R. Lansdale


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SINOSSI:
Willie è solo un ragazzo, ma è già costretto a lasciarsi tutto alle spalle per sfuggire al proprietario terriero che ha assassinato suo padre. Incontrare Loving gli salva, letteralmente, la vita. L'uomo lo inizia alle sottili arti dello sparare, del cavalcare, del leggere e del giardinaggio. Quando muore, Willie eredita da lui il suo nuovo nome: Nat Love. Soldato e pistolero, Nat sembra destinato alla gloria. Ha tutto quello che un uomo del West può desiderare, compresa la donna dei suoi sogni e il rispetto di leggende come Wild Bill Hickok. Ma il passato torna a tormentarlo. E, soprattutto, Nat è nero, in un periodo in cui agli afroamericani non viene perdonato nulla. Privato della casa, dell'amore e di tutto ciò che aveva conquistato, a Nat Love non resta che mettersi sulle tracce dei suoi persecutori, pronto all'ultimo, mortale duello.


RECENSIONE:
Per quanto concerne il materiale letterario disponibile nell’italico idioma e relativo al genere western, credo che Joe Lansdale sia quanto di meglio esista in circolazione. 
Lo adoro, sia quando si cimenta con il western tradizionale, come nel caso della recensione odierna, che quando decide di inserire qualche elemento più fantastico e horror, come in La morte ci sfida oppure quando proprio lascia briglia sciolta all'immaginazione come in Fuoco nella polvere.
In Paradise Sky l’autore ci narra le vicissitudini di Nat Love, dall’infanzia al momento in cui decide si regalarci questo romanzo, la sua biografia. E quella di Nat Love è una vita piena di avvenimenti, addirittura per chi come lui ha vissuto l’epoca d’oro (o della caccia all’oro, sarebbe meglio dire) del Far West.  
Duelli, scontri con gli indiani, adrenalina, odio razziale, amore, amicizia, c’è un po’ di tutto, e nelle giuste dosi. E su tutto impera la classe dell’autore, maestro nell’imbastire dialoghi che da soli sono capaci di caratterizzare ottimamente i personaggi e di calarci in un’ambientazione non solo ben descritta, ma vissuta appieno, sentita e reale. 
Insomma, un vero piacere da leggere e scoprire, calandosi totalmente nel vissuto del protagonista e dei suoi bizzarri persecutori. 
Quello che maggiormente stimo in Lansdale è il suo non schierarsi apertamente, il riuscire a rendere il tutto più credibile aggiungendo sfumature che costringono a riflettere. La vita di frontiera (e non solo quella) è dura per tutti, a prescindere dal colore della pelle toccatoci in sorte. 
Il protagonista ne guadagna a mio avviso, non passando mai per il povero nero bistrattatto a cui tutto pare dover andare sempre storto. Tutt’altro. La sua forza e caparbietà ne risultano così valorizzate, rendendolo una leggenda di frontiera a tutto tondo, ma non uno sterile paladino senza macchia. 
Il romanzo è bello corposo, più di quattrocento pagine, ma il ritmo si mantiene piuttosto elevato per tutto l’arco della narrazione, rendendo veramente difficile spegnere la luce e andare a dormire. Almeno questo è l’effetto che fa a me, come sempre d’altronde quando mi sono accostato a un lavoro di Lansdale. 
Non posso far altro che consigliarlo e non solo agli appassionati del genere. Troverete di che divertirvi seguendo le avventure di questo pistolero del tutto particolare.

Non mi rimane che segnalarvi la serie a fumetti sul personaggio di Lansdale, realizzata dalla Sergio Bonelli Editore per la collana Audace.
Io l'ho trovata molto ben fatta. Si tratta di una miniserie in 7 numeri, tutti da divorare, carichi d'azione e zero censure.






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