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giovedì 10 settembre 2020

Recensione: 1849. I guerrieri della libertà di Valerio Evangelisti

 



Sinossi:

Pochi lo sanno, ma nell'autunno del 1848 giovani in ogni parte d'Italia lasciarono lavoro e famiglie e si misero in marcia, destinazione Roma. Andavano a difendere l'insurrezione popolare che da lì a pochi mesi avrebbe visto nascere la Repubblica Romana, crocevia di idee democratiche e diritti civili quasi impensabili per la società del tempo. La quotidianità di quella manciata di mesi fu però molto lontana dalla retorica con cui certa Storiografia oggi li restituisce. Le strade in cui si batterono Mazzini, Garibaldi e Mameli erano ingombre di spazzatura e povertà, e con l'arrivo dei volontari si gonfiarono di grandi afflati e ancor più gratuiti assassini. A cavalcare la rivolta ci furono in pari misura eroi e banditi, visionari e faccendieri, gente di pistola, di mano e di coltello ma anche tante persone semplici, sprovveduti idealisti che rischiarono la vita inconsapevoli del ruolo che stavano avendo nella storia. Proprio come Folco, immaginario panettiere che arriva a Roma alla vigilia dei tumulti e diventa testimone di ogni più turpe nefandezza l'uomo sia capace ma anche di ogni suo più elevato slancio. E così, mentre fuori dalla città tuonano i cannoni della restaurazione, e il passato cerca di soffocare il presente per disinnescare il futuro, Folco si rende conto che, pur non capendo fino in fondo quel che succede intorno a lui, respira un'aria nuova, la sensazione, mai provata, di fare parte di qualcosa di pulito...


Recensione:

Valerio Evangelisti per me è sempre una garanzia. Provo grande ammirazione per la sua capacità di spaziare con maestria fra generi tento diversi, che coprono l’intero parco del fantastico, senza per questo tralasciare le ottime ricostruzioni storiche che stanno dietro ad ogni sua opera. Che abbandoni gli slanci fantastici per concentrarsi sulla crudezza della Storia poco cambia, il risultato è sempre più che buono. 

1849 fa parte di questo gruppo di opere e si concentra su un periodo storico, che mio malgrado, ammetto di non conoscere approfonditamente. La mia passione per la storia antica mi ha portato a non approfondire mai decentemente quella più recente. Come spesso accade, un romanzo storico ben fatto è meglio di molti libri di storia, ed Evangelisti non tradisce neppure in questo caso. 

La proclamazione della repubblica romana del 1849, durante il Risorgimento a seguito di una rivolta interna che nei territori dello Stato Pontificio ebbe come esito la fuga di papa Pio IX a Gaeta, ci viene narrata dall’autore con gli occhi di un popolano, un fornaio romagnolo che si ritrova, più seguendo il corso degli eventi che per reale convinzione, a vivere quelle giornate tremende ed eroiche che videro i nostri opporsi all’offensiva francese. 

Il pregio di questo romanzo che fila liscio come un fuso, è proprio quello di farci riflettere sulla complessità degli eventi e sull’intrecciarsi di cause e concause, più o meno fortuite, che portarono all’esito finale, compresa la mutevolezza dello spirito umano esemplificato splendidamente da Folco, il protagonista. Unitosi alla causa in modo casuale, sballottato fra le diverse correnti di pensiero, senza mai decidersi ad approfondirne una e men che meno a sposarla, rappresenta splendidamente anche l’italiano moderno, sempre pronto a lanciarsi in una causa, ma senza mai aver la forza e la volontà di affrontarla di petto senza limitarsi alle parole ed alle buone intenzioni. Almeno finché non è alle strette, così come avviene nel romanzo, dove il popolo ha modo di rifarsi in modo epico, così come il nostro protagonista, e così come si spera riusciremo a fare noi in questo periodi di crisi. 

Le parole di Evangelisti non possono non toccare corde profonde. L’inno alla rivolta anticlericale non può non essere visto e trasposto con facilità ai giorni nostri. E senza violenza, nessuna rivolta può esser portata a termine in modo profittevole... 

Mai come in questo romanzo l’eroe dei due mondi, Garibaldi, ci viene presentato come un avventuriero spericolato, un eroe caparbio e capace di instradare la furia dei suoi “bravacci da osteria” e le sue garibaldine licenziose, quanto eroiche, sulle aleatorie vie tracciate da una visione strategica e tattica non facile da riscontrare in altri condottieri. Tali qualità unite alle indiscusse capacità di comando, e resistenza, fanno sorgere il più classico degli eroi-maledetti, di cui risulta impossibile non innamorarsi. 

Assolutamente consigliato, forse non la migliore opera di Evangelisti, ma ugualmente godibile.


Andrea Zanotti


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