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domenica 13 settembre 2020

Recensione: Dracophobia di Andrea Zanotti [Rating 8] - recensione a cura di Dada Montarolo

 



Titolo: Dracophobia

Autore: Andrea Zanotti

Editore: Plesio Editore

Genere: fantasy classico

Prezzo: Cartaceo 12,35 

Rating: 8

Sinossi:

I draghi sono impazziti. Da custodi della Natura e della saggezza sono divenuti belve assassine, mosse da appetiti smodati. Hanno banchettato col mondo sino a svuotarlo. Solo i clan dei nani sopravvivono, conducendo un'esistenza tormentata nelle miniere, lontani dal calore del sole e prede della dracophobia. È in questo clima di terrore che la principessa Tormento dei Draghi comanda spericolate razzie nel sopra-mondo, mentre il fratello Nurin parte per un viaggio alla ricerca degli Dei del loro popolo. Un viaggio che lo condurrà negli abissi della terra e in quelli della sua anima.


Recensione:

Dare per scontato che draghi e nani siano soggetti “facili” per un autore fantasy è una delle argomentazioni più usate dai detrattori del genere. A ognuno di loro vorrei regalare una copia di “Dracophobia” e poi vedere di nascosto l’effetto che fa. Con ogni probabilità mi imbatterei in stupore, attenzione, inquietudine e infine una resa incondizionata al lasciarsi andare fra le onde misteriose della seduzione di storie che tutto sono, tranne che semplici frutti della fantasia. Come sempre, un lavoro di Zanotti si presta a diversi livelli di lettura, esplorarne i contenuti è ritrovarsi in un’incisione di M. C. Escher, muoversi lungo le salite e le discese dell’inconscio indossando i costumi di scena che magari vanno un po’ stretti ma che sono, nonostante ogni sforzo, le copie fedeli di ciò che ogni giorno indossiamo per mostrare quel che riteniamo essere il meglio di noi.

L’attore principale di “Dracophobia” è il nano Nurin, inquieto principe figlio di Re Daran il Legislatore, grande monarca del regno nanico. Il suo popolo vive sotto la minaccia costante delle aggressioni dei feroci krellen, incestuosi e mostruosi figli dei draghi, un tempo sagge sentinelle del mondo dei nani al fianco degli Antichi Dei e poi diventati loro nemici. Asserragliati nel sottosuolo, sempre al limite della sopravvivenza, i nani sembrano senza speranza, nonostante il coraggio e lo spirito di sacrificio dei loro guerrieri guidati dalla primogenita del re, Roìmila Tormento dei Draghi. Nurin, in disaccordo con il padre e determinato a trovare una soluzione al disastro, parte alla ricerca di colui che potrebbe salvarli tutti. E fin qui, appare una storia intrigante sì, ma come tante altre.

Invece il racconto subito si schiude, parola dopo parola, frase dopo frase, come un bozzolo da cui fuoriescono situazioni, emozioni e risonanze che fanno vibrare le corde più nascoste della nostra mente, costringendoci al confronto con noi stessi e le nostre azioni, nel gioco delle false prospettive, degli specchi deformanti, dei paradossi magmatici in cui rischiamo di annegare e soffocare, immedesimandoci nel protagonista e nei suoi comprimari. 

Nella narrazione di Zanotti non c’è nulla di scontato, di sottinteso, di appena accennato: le suggestioni vengono dall’abilità della scrittura e dall’originalità del testo e scegliere i nani come unici attori del suo lavoro credo sia un mezzo geniale per rapportare la fatica di vivere al loro costante e faticoso picconare nelle profondità della terra. 

Il linguaggio è secco, essenziale, sembra inciso con il diamante sul vetro spesso dietro cui crediamo di proteggerci e che invece mette in evidenza - con i chiaroscuri dell’introspezione - le piaghe, le cicatrici e le debolezze con cui ci forgiamo versando il sangue nascosto delle nostre esperienze. Le viscere, i cunicoli in cui si svolge una buona parte del libro sono la rappresentazione delle nostre timorose tortuosità esistenziali (“Il buoi genera labirinti nei quali si annida il mostro della paura” spiega Celnor, uno dei personaggi). Le descrizioni sono nitide, lucidamente analitiche, spietatamente efficaci. Il ritmo è quello di un tamburo da guerra con la sua implacabile progressione, e quasi toglie il fiato al lettore, in apnea come Nurin e con Nurin.

In tanto epico e sotterraneo avvicendarsi scintilla qua e là qualche sorridente concessione di ruvide, amichevoli confidenze e una pennellata di splendente colore nel gesto fraterno di un dono (non vi dico quale, scopritelo e godetevelo come ho fatto io), inaspettato tocco alla Goya nella caligine che permea un episodio.

Zanotti è un creativo puro: non si lascia mai prendere la mano dai suoi personaggi, li doma e li domina con esperto equilibrio, senza permettere alcuna ridondanza, alcun eccesso. Pur appartenendo a mondi (forse) paralleli, sembrano più adatti loro a questo, di mondo, di quanto lo siano le creature che ci circondano. Voto 8.

Dada Montarolo    



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