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All'indomani del colpo di stato che ha posto fine alla monarchia, Adro si trova paralizzata dalla guerra civile. La sollevazione del feldmaresciallo Tamas ha spedito gli aristocratici corrotti alla ghigliottina e ha finalmente garantito pane al popolo affamato.
Ma ha anche dato il via al conflitto tra le Nove Nazioni, ad attacchi interni condotti dai partigiani realisti e a una lotta senza quartiere tra i presunti alleati di Tamas – Chiesa, sindacati e mercenari –, dilaniati dalla brama di denaro e potere. Tamas può contare solo su uno sparuto gruppo di fedelissimi, tra i quali il Pulvimante Taniel, abile tiratore nonché suo figlio, e Adamat, ex ispettore di polizia la cui lealtà è messa a dura prova.
Come se tutto ciò non bastasse, adesso c'è chi parla di presagi di morte e distruzione. Sono solo vecchie leggende sugli dei che si svegliano e tornano a camminare sulla Terra. Nessuna persona appena istruita e sana di mente ci crede più. Eppure dovrebbe…
Recensione:
Promessa di Sangue di Brian McClellan, un fantasy alternativo a lungo atteso. Per la precisione si tratta di un flintlock fantasy, ossia un’ambientazione fantastica con l’innesto di arma da fuoco che utilizzano un meccanismo di accensione a pietra focaia. Per semplificare le cose si può tranquillamente approssimare dicendo che al contrario dei classici fantasy che hanno un retroterra medievaleggiante, questo ha come ispirazione l’epoca napoleonica, con tanto di uniformi e alamari in bella vista. Che dire, a me affascina molto. Non si tratta del primo esperimento uscito in lingua italica. Ricordo con un misto di piacere e rabbia la spettacolare saga di Django Wexler, I Mille nomi, inspiegabilmente troncata e abbandonata al secondo volume da quegli sconsiderati di Fanucci Editore.
Ecco, il punto è proprio questo. McClellan sfodera un buon romanzo, e mi auguro che i tipi della Mondadori, abbiano il buon senso di portare a compimento l’intera saga dei Pulvimanti, ma ci sono degli aspetti che mi sarei atteso fossero meglio sfruttati.
Che senso ha ambientare la propria vicenda in un’epoca di polvere e pallettoni se non la sfrutti per mettere in campo battaglie campali con eserciti sterminati, corazzieri, dragoni e batterie di cannoni di tutti i calibri? Inspiegabile.
In Promesse di Sangue l’unico scontro su larga scala è un assedio che viene tenuto piuttosto come sfondo per le vicende principali. A tal proposito consiglierei all'autore di leggersi L'eroe di Trafalgar: Le avventure di Richard Sharpe per farsi un'idea di come possa essere reso in modo superbo un assedio in epoca napoleonica.
Insomma, Promesse di sangue mi pare un’occasione persa per sfruttare appieno l’elemento cardine e il valore aggiunto più importante di una tale ambientazione.
Di certo il romanzo ha molti altri spunti interessanti, a tratti riesce a sfoderare personaggi realmente imprevedibili, cattivi il giusto, anche quelli che sono i “buoni” per intenderci, e delle “classi” di personaggio abbastanza originali. Certo poi si scade in dei clamorosi eccessi da deus ex machina che fanno porre al lettore molte domande sul dipanarsi di mille avventure per poi scoprire che la soluzione vincente era sempre stata a portata di mano… non scendo più nei particolari per non rovinarvi del tutto la “sorpresa”, anche se non credo che risulterà tale, a meno che uno non legga il romanzo distratto da un tornado che lo sta trasportando nel mondo di Oz. Confido il seguito possa essere migliore, perché, ripeto, i presupposti per creare qualcosa di realmente originale e soddisfacente ci sarebbero proprio tutti.
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