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domenica 26 gennaio 2020

Recensione: Black Hills di Luca Mazza [Rating 7,5] - recensione a cura di Andrea Zanotti


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Titolo: Black Hillsù

Autore: Luca Mazza

Editore: Moscabianca Edizioni

Genere: Weird Western

Prezzo: 11,81 Cartaceo, 3,99 Ebook

Rating: 7,5

Sinossi:

Nord America, 1876. Tra le ombre della frontiera e i falò di rivolta dei nativi, il veterano della guerra civile Giuseppe Garibaldi invecchia nella sua leggenda. La visita inattesa del pistolero-stregone Ofiuco riporterà l’eroe dei Due Mondi a imboccare il sentiero tortuoso della sua ultima, grande avventura.
Al seguito del Settimo Cavalleggeri del colonnello Custer, Garibaldi e Ofiuco affronteranno la lunga marcia verso Little Bighorn e un’antica maledizione che dalle riserve indiane minaccia di travolgere la civiltà. Una storia di “nostrano” West, polverosa e onirica, dove anche i grandi eroi abbandonano l’epica per morire da uomini.

Recensione:
Primo romanzo edito da Moscabianca Edizioni che mi capita per le mani e si tratta di un weird western. L’ultimo appartenente a tal genere che mi rimane da leggere in italiano, a quanto mi risulta. 
Le aspettative sono a dir poco elevate, anche grazie a una sinossi capace di esaltarmi. Rischio delusione per cui segnalato ai massimi livelli. 
Il libretto si presenta molto agile nella bella tenuta allestita da Moscabianca, 160 pagine circa in formato portatile (simile a un A5 per capirci). 
La prima notizia ancor più scioccante della scoperta che il coronavirus cinese non derivi da serpenti o pipistrelli quanto da un laboratorio dell’animale più stupido presente sul nostro pianeta, è che il testo Moscabianca è lindo, sì, avete capito bene, ZERO refusi. Un nota di pregio assoluto. 
Credo sia la prima volta che mi capita una cosa del genere, o forse, più semplicemente ero troppo intento a godere del romanzo magniloquente (in senso buono) di Mazza per accorgermi di altro. Tanto di cappello all’editore, un gran bell’inizio e un indicatore di qualità da non trascurare.
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Ma passiamo al contenuto che è quello che ci sta a cuore. Una bomba. 
Ok, non siamo innanzi a una trama particolarmente innovativa e originale, ma dannazione, la galoppata al fianco di Custer e Garibaldi è epica e colma di sorprese, così come lo sono i diversi personaggi che affiancheranno i due ufficiali. 
Su tutti Ofiuco (colui che domina il serpente), che mi ha riportato alla mente il palero messicano Pantera di Evangelisti e soprattutto l’immagine della copertina del libro Antracite.
Detto questo, scordatevi Evangelisti, perché Mazza ha uno stile agli antipodi. L’autore di Black Hills deve essersi ingozzato di tomi di Alan Altieri, di Caleb Battiago e chissà quali altri testi proibiti, perché l’andazzo è quello, ed è proprio ciò che ci voleva. 
In un weird western trovo che questo stile di scrittura sia azzeccatissimo, capace di donare lustro e caratterizzare un genere già ricco di suo. 
Il risultato finale è una miscela esplosiva, una narrazione che procede spedita come un caterpillar appena rubato da un cleptomane imbottito di psichedelici e in deliquio da estasi mistica. Una prosa potente e soprattutto coraggiosa, capace di strozzare a suon di palate di aggettivi, similitudini e metafore, desuete, cariche e azzardate, chiunque osi patrocinare il pavido mantra dello scriver semplice. 
Frasi brevi e sferzanti come schiocchi di frusta. Nulla viene lasciato al caso, ogni vocabolo cesellato quasi fosse un mattone destinato a costruire la dimora definitiva degli Dei Antichi, bramosi di sangue e olocausti. 
Insomma, che dire, mi è piaciuto parecchio. 
Ora mi toccherà andare a scovare altri testi non solo dell’autore (gli interessati potranno iniziare a buttare un occhio qui), ma anche di Moscabianca, perché nel pubblicare quest’opera ha mostrato altrettanto coraggio. 
Sulla mia personale scala di valutazione che prevede l’8 come massimo dei voti, attribuisco a Black Hills un 7,5 e solo perché in questa sede devo mantenermi il più possibile obiettivo, andando oltre al mio gusto personale. Lo stile è di certo molto particolare e potrebbe non piacere a tutti. Il classico caso letterario capace di far germinare odio oppure amore, niente vie di mezzo, o stucchevoli compromessi. Bene così!  



  

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