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giovedì 15 novembre 2018

Recensione: Favole fuorilegge di Nicolai Lilin


favole fuorilegge einaudi



SINOSSI:

Le favole sono sempre fuorilegge: basta dire «c'era una volta» per capovolgere la realtà con tutte le sue regole. Queste però lo sono davvero. Dopo averle ascoltate dalla bocca di suo nonno e averle custodite nella memoria, Lilin ce le regala accompagnate dai suoi disegni-tatuaggi, qui piú poetici e potenti che mai. Fiabe spiazzanti, dove i cattivi sono i servitori dello Stato e i lupi hanno molto da insegnare agli uomini. Negli spazi sconfinati di una Siberia mitica e selvaggia, non c'è albero, fiume, animale, che non prenda corpo e voce. L'universo può popolarsi di Madonne armate, sciabole che si fanno giustizia da sole, briganti che rubano l'oro per restituirlo al grande spirito della taiga. È la forza sovversiva della natura che permea ogni cosa e prende il sopravvento sull'ottusità e la prepotenza degli uomini.
Da sempre in Siberia i destini dei grandi imperi si sono intrecciati a quelli degli uomini, componendo un unico tessuto narrativo alla base di molte leggende. Ma la Siberia, nei racconti dei vecchi, è soprattutto un luogo mitico: terra di liberi cacciatori, allevatori e nomadi, fuorilegge e briganti, anarchici per eccellenza, che ripudiano qualsiasi forma di potere che tenda a incatenare l'uomo. Dalle fiabe di Nicolai Lilin emerge un mondo tutto al contrario, dove i concetti di bene e male perdono le loro connotazioni abituali per acquistarne di nuove. Dove un vecchio lupo può insegnare agli uomini il senso del concetto di dignità. Dove l'icona di una Madonna siberiana può animarsi e tirare fuori due pistole per uccidere gli oppressori. Dove i gatti sono gli unici esseri viventi in grado di riconoscere il demonio. Il potere è un sistema corrotto che impone leggi vessatorie. Ricchi mercanti e i loro eserciti privati, emissari dello zar, nobili con vizi inimmaginabili si scontrano con le persone semplici che vivono in armonia con la natura, lottando contro la prepotenza dei tiranni. Sullo sfondo di questa variopinta processione umana si stende un luogo immenso, sconfinato e selvaggio, che lascia nelle anime un segno profondo, indelebile come un tatuaggio, o una ferita.



RECENSIONE:

In recensione quest’oggi l’agile antologia di Nicolai Lilin, Favole Fuorilegge, targata Einaudi. Si tratta di una raccolta di racconti in versione tascabile, 130 pagine in tutto, da leggere tutta d’un fiato, in un paio d’orette. 
A prescindere dal contenuto, che andremo ad analizzare, posso sin da subito affermare che i 13 Euro di prezzo di copertina mi risultino del tutto indigesti e ingiustificati, ma questo riguarda l’editore e non il buon Lilin. 
A parte questo le favole narrateci dall’autore sono apprezzabili, sia per la forma che per i contenuti. Soprattutto questi ultimi risultano sempre pregevoli, andando dalla salvaguardia dell’ambiente al giusto peso da dare alla propria reputazione, senza che questa sfoci nell’alterigia. 
Come in ogni favola che si rispetti, sono spesso gli animali a essere i veri protagonisti, coloro che hanno qualcosa da insegnarci. In questo caso però, data la particolare ambientazione delle stesse, nella tundra siberiana, avremo a che fare anche con spiriti e divinità che immagino possano risultare bizzarre e originali ai più, me in primis. 
Perché fuorilegge vi starete chiedendo? Semplice, la giustizia e la morale che sottostanno ad ogni racconto vengono dispensate non solo con le buone, come si suol dire, ma anche con le cattive. Un certo retrogusto da “dente per dente, occhio per occhio” permea l’intera antologia, per cui ci troviamo innanzi a uno scritto che potrebbe spiazzare qualcuno. Chi ad esempio non ama trovarsi a leggere di una Madonna Siberiana che impartisce la giustizia divina armata di pistole, giusto quella che troviamo in copertina. 
Bandendo i facili moralismi, ho trovato lo scritto piacevole e sicuramente capace di far riflettere e non certo particolarmente estremo. Della ventina di racconti contenuti alcuni mi rimarranno di certo impressi, e fra tutti non posso non menzionarne almeno uno e scelgo “La dignità dei lupi”. Mi spiace per il migliore amico dell’uomo, che visto il cane, dalla prospettiva del Lilin, non ci fa una gran figura. 
Per finire, ultima annotazione: ogni racconto è corredato da un’illustrazione in b/n ispirata al mondo dei tatoo, ad opera dell’autore stesso.

Da provare!

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