Sinossi:
Da tempo immemorabile il corso delle umane cose è determinato dalla lotta fra i membri di una razza eterna, una casta di immortali che ha incarnato gli dei delle più diverse mitologie e influenzato le vite dei più leggendari eroi. La Terra è ormai sconvolta da guerre e pestilenze e vive l'esistenza selvaggia di un medioevo post-atomico, fra superstizione e violenza. In questo mondo duro e affascinante cavalca un giustiziere silenzioso e implacabile. Il suo nome è Jon Shannow, ma tutti lo chiamano l'Uomo di Gerusalemme perché da anni è alla ricerca di una città mitica: un sogno che porta quel nome.
Recensione:
Come promesso eccoci con il secondo episodio della saga delle Sipstrassi di David Gemmell: L’ultimo dei guardiani, seguito de Un Lupo nell'Ombra. Se possibile, in questo seguito il già ottimo protagonista Jon Shannow prende ancor maggiore spessore, costruendo attorno alla propria persona un epopea da non perdere per nessuna ragione.
In questo romanzo l’autore ci cala maggiormente nell’ambientazione che ha in mente, il fantastico prende piede in misura maggiore, ma questo non lede la credibilità del costrutto, anzi, grazie ad un gran finale ad effetto, contribuisce a rendere il tomo veramente succulento.
Lo confesso, era dai tempo del mio idolo Steven Erikson, che una saga non mi prendeva così tanto. Questa di Gemmell è sicuramente diversa, non così complessa come quella del Maestro succitato, ma di certo capace di stupire con un intreccio interessante e una molteplicità di personaggi di alto spessore, indecifrabili solo negli atteggiamenti, nel senso che sarà molto difficile prevederne le mosse. Su tutti il nostro Uomo di Gerusalemme, con i suoi tormenti interiori e la sua determinazione cieca e inflessibile.
Come si può non adorarlo? Certo anche lui evolve al pari del mondo cupo che lo circonda, e non rientra decisamente nei cavalieri senza macchia, ma per tutti gli Dei, quanto mi piacerebbe creare personaggi dotati anche della metà del suo carisma!
Bello, niente da dire, e come accennato pocanzi, il finale è di quelli memorabili. O mi sto rincitrullendo io, cosa peraltro plausibile, o l’autore è proprio riuscito a celare la verità sino al crescendo finale, quando tutto si spiega, lasciando a bocca aperta.
La prosa si mantiene sempre fluida e piacevole, efficace la definirei, senza mai una parola sprecata e colpevole di appesantire una narrazione che procede spedita, invogliando a divorare pagina dopo pagina. E la cosa bella è che non siamo mica alla fine! Ci sono ancora tre volumi da godersi appieno. Semplicemente imperdibile.
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